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Bello, veramente bello, una serata triste ma una cosa triste non è, certamente, per definizione una cosa brutta. Triste perché ci riporta a quello che, forse, è il periodo più bello della nostra vita, gli anni 90, che hanno forgiato negativamente la nostra nazione, ma che, per quelli che in quegli anni vivevano la spensieratezza della gioventù, furono anni meravigliosi. Eravamo letteralmente invasi da emozioni continue e la musica era una di queste, un tipo di musica italiana in particolare, ed è all’inizio degli anni 90 che nascevano artisticamente gli 883, un gruppo indimenticabile che, ancora oggi, ci fa emozionare con la loro musica. Nella mia ricerca della felicità mi sono concesso una serata a teatro per gustarmi lo spettacolo ideato da uno dei componenti di quel duo, Mauro Repetto, quello meno famoso, quello che, a detta di tutti, era l’inutile della coppia, ma inconsapevoli del fatto che i meravigliosi testi di quelle malinconiche e bellissime canzoni li scriveva lui. Più di due ore dove lui, in un evolversi di stati d’animo, emozione, tristezza, forse anche pentimento, cerca di spiegare il perché è andato via: forse il peso di una visibilità nascosta rispetto al suo collega, forse la voglia di fare di più, in ogni caso uno spettacolo che fa cantare, sorridere e soprattutto riflettere sul fatto che si può sempre sognare, sperare e provare, ma comunque bisogna vivere; la felicità non arriva dai risultati ma arriva dal provarci nonostante tutto. Un piccolo teatro gremito di persone che, al termine dello spettacolo, escono sicuramente soddisfatti e convinti che il passato non va dimenticato; lui col passare degli anni non è più quel ragazzino che vedevamo agitarsi sul palco ma un uomo che si prende anche lui piacevolmente in giro, ride, scherza, parla col pubblico che gradisce visibilmente. L’esibizione è pregna di momenti emozionanti forse più per noi che per lui con canzoni indimenticabili che, a detta sua, all’inizio vennero scartate dalle case discografiche. Il sipario si chiude con un dibattito su cosa ci è piaciuto, cosa meno e se qualcosa si potesse migliorare; mi sono permesso di fare una domanda: “tornando indietro rifarebbe le stesse cose oppure rimarrebbe negli 883 anche come gregario.
Ahimè non ha avuto il coraggio di rispondere e posso dire che lo comprendo.
lo spettacolo si basa tutto su un suo dialogo con l’uomo ragno che, in realtà, rappresenta tutti noi, visto che tutti noi costantemente siamo alla ricerca dell’uomo Ragno.
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