Siamo abituati al concetto semplice, quanto scontato, che una curva sia per definizione negativa.
Negli anni ho invece imparato che in Italia, e non solo, non esiste un modello di inclusione migliore di questo, non esiste patologia, non esiste razza oppure genere, condizione sociale, credo religioso ecc,
tutti son ben accetti e vengono integrati in un sistema che viene molto spesso denigrato dalle istituzioni stesse. Viene chiamata sottocultura, ma spesso ci si dimentica che l'amicizia, quella vera, nasce in luoghi dove il condividere qualcosa da spesso l'occasione di dimenticare quello che si è al di fuori. Nei miei tanti anni di frequentazione in una curva posso essere testimone di tanti episodi molto belli: l'inclusione è un qualcosa che deve nascere spontaneamente, senza obblighi di nessun tipo. Un ragazzo con varie patologie, un adulto con problemi, in curva si è tutti uguali e si da la stessa possibilità di un'eventuale popolarità a chiunque. Certo, qualcuno mi dirà che è un ambiente violento, c'è parecchia droga e quindi spaccio, pratiche che, comunque, ormai fanno parte del comune vivere delle nostre città, ma la curva ti da una cosa che nessuno ti può dare: anche in caso di uno scontro c'è la consapevolezza che al tuo fianco non c'è un estraneo, chiunque esso sia, ma un tuo amico, in tanti casi può essere definito quasi un fratello, la considerazione che tu avrai di lui farà la differenza nella sua vita futura. Questo modello di unione, condivisione, fratellanza non si può minimamente paragonare al metodo ufficiale; scuole, psicologi e tutto il sistema in generale sono completamente incapaci di fare sentire "accettato" un ragazzo con problemi di qualsiasi natura, si tende sempre a lasciarlo indietro. Purtroppo bisogna registrare il fatto che il sistema non funziona, sarebbe ora che le istituzioni cominciassero a considerare le curve socialmente utili.
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